Lo Stretto addosso

Ho una maglietta diversa per ogni giorno della settimana.
Il lunedì è di Fuori Posto, è sempre così che mi sento ad ogni nuovo inizio e forse anche un po’ più spesso. Il martedì vado di Statale Ionico, ho quella “Si stava meglio quando si stava a Reggio”… strano eh! A metà settimana la vita da studentessa di critica d’arte inizia a pesare e allora provo con un po’ di humor dissacrante. È mercoledì ed è il turno della Gioconda che fa un palloncino con una big bubble rosa shocking. Il giovedì vince Topolino, versione vintage. Il weekend è alle porte e sto lentamente retrocedendo alla fase adolescenziale. E poi arriva il venerdì, l’ultimo sforzo o la mossa fatale. È il turno di SnowFamily, mi serve l’energia per chiudere in bellezza. Il sabato vado di scritta “Make time for yourself”, trova il tempo per te, per poi ricordarmi la domenica che piuttosto preferirei essere circondata dalle nipotine e dagli amici. E allora chiudo il cerchio con la felpa che mi ha regalato mia madre a Natale, una nuvola bianca e un sole giallo evidenziatore che spunta da dietro, su sfondo grigio che ricorda la nebbia di San Francisco.
Nel mio caso forse è solo la distanza a farmi quest’effetto, a spingermi a voler indossare le mie speranze. Eppure mi chiedo perché abbiamo la necessità di sentire addosso le cose importanti?
È come se indossando quelle magliette sperassi che mi permeassero, che si impossessassero di me.
È quello che mi succede anche quando guardo i tramonti. Ovunque nel mondo, individuo il mio tronco o il mio muretto preferito, e mi siedo lì a fissare il cielo e, quando sono a casa, il mio mare, e aspetto. Respiro, a volte chiudo gli occhi, a volte li spalanco e provo ad afferrare tutto ciò che c’è da prendere da quell’istante. Non lascio via niente. E arriva un momento in cui anche io mi sento parte del panorama.
In quel preciso frangente non esiste più il confine, neanche visivo, tra il mio corpo e il paesaggio. Le mie anche sono attraversate dalle onde dello Stretto, il busto è un tutt’uno con il profilo delle montagne siciliane e, precisamente all’altezza del mio cuore, un sole rotondo e arancione si sta andando a coricare. Questa osmosi supera addirittura l’ostacolo del mio pudore e mi tinge i capelli di blu. Le mie lentiggini sono fatte di stelle e i miei occhi adesso sono nuvole che si diradano laggiù.
La sensazione di lasciarsi attraversare completamente dalla natura è ciò che mi hanno sempre trasmesso le prime sculture di Edoardo Tresoldi. Appena ho saputo che presto sarà a Reggio a realizzare un’opera sul nostro bel lungomare ho pensato subito alle sue figure umane trapassate dall’universo, come quella nella foto in alto. Quelle sculture sono molto fortunate, risiedono in pianta stabile di fronte alla bellezza, sempre e per sempre. Si “attraversano” di albe, di notturni, di mezzogiorni, di lune piene e a metà… della luna quando è sottile come un ciglio, del mare d’inverno, del tramonto d’estate, dell’istante subito prima dell’alba più dolce.
Se l’artista realizzerà una poesia simile a Reggio, desidererò essere io quella scultura.
Ultimamente, nelle sue opere, la figura umana è sostituita da enormi architetture quasi sospese in aria, attraversate da cieli. Mi sembra di leggere, anche qui forse più che nell’artista dentro di me, il desiderio che le case che abitiamo fossero delicate nei confronti della natura come quelle di Edoardo, che l’abbracciassero appassionatamente. Sono i vuoti delle sue trame scultoree che ammettono la leggerezza, la compenetrazione tra l’umano e l’universale racchiuso nella natura. Quelle assenze diventano occasioni di incontro tra architettura e paesaggio, tra uomo e natura.
Penso che è anche per ricongiungerci a ciò che abbiamo perso che inseguiamo quei tramonti. Forse anche per questo, in cuor mio, nonostante la bellezza di quelle architetture, spero che Tresoldi ci regali una scultura piena di vuoti nella tenerezza della sua fragile umanità.
Nessuna maglietta potrà mai avere lo stesso effetto dello Stretto addosso dentro di me.
B.P.

Roberta Grosso, Illustrazione digitale, Reggio Calabria 2018